Obbligazioni Subordinate: cosa sono? I bond più rischiosi ma remunerativi

Investire titoli Stato esteri

Le obbligazioni subordinate sono una specifica categoria di obbligazioni con una cedola periodica. Gli investitori che acquistano le obbligazioni subordinate diventano creditori della banca che li emette e incassano periodicamente degli interessi, le cedole.

Tuttavia, rispetto ai bond ordinari, i subordinati espongono i risparmiatori a un grado di rischio molto più alto poiché, nel caso in cui la banca emittente fallisca, il rimborso dei titolari delle obbligazioni avviene dopo quello dei creditori ordinari. Non sono dunque degli strumenti di debito tradizionali.

Obbligazioni subordinate cosa sono e come funzionano

Con il termine obbligazione si intende un titolo di debito emesso da società o da enti pubblici. Una volta raggiunta la scadenza, il possessore del bond, viene rimborsato non solo del capitale che ha prestato all’emittente, ma anche di una percentuale di interessi maturati sul denaro. E’ quindi una vera e propria forma di investimento.

Le obbligazioni subordinate differiscono da quelle classiche soprattutto per il fattore rischio. Infatti sono titoli più rischiosi rispetto a quello che si corre investendo con bond ordinari. Di conseguenza sono le obbligazioni subordinate sono più remunerative. 

Spesso infatti le aziende le preferiscono perché costituiscono una valida alternativa al collocamento delle azioni, sicuramente più costoso.

Le caratteristiche

  • non è detto abbiano una scadenza predefinita. In questo caso è prevista un’opzione di rimborso anticipato, call, a favore dell’emittente;
  • sono soprannominate junior per distinguerle dalle non subordinate, chiamate senior;
  • sono più rischiose rispetto alle obbligazioni normali poiché, nel caso in cui la banca fallisca, il portatore viene rimborsato dopo i creditori senior;
  • pur essendo raggruppate in quattro tipologie stabilite in accordo con il capitale di vigilanza, vi sono notevoli differenze tra una variante e l’altra tra i vari Stati.

Il capitale di vigilanza è dato dalla somma del capitale:

  • di primo livello, fatto di titoli più rischiosi e redditizi ossia Tier 1;
  • di secondo livello, fatto da strumenti meno rischiosi, ossia Upper Tier 1 e Lower Tier 2

in base a specifiche regole che vadano a stimolare la presenza di titoli flessibili e rischiosi.

Obbligazioni subordinate vs obbligazioni non subordinate

Le obbligazioni subordinate si definiscono junior, per distinguerle così da quelle non subordinate, chiamate senior.

Le prima si caratterizzano per un maggior tasso di rischio (nei rendimenti) rispetto alle senior. Questo è dovuto al fatto che, nel caso in cui l’istituto bancario fallisca, il portatore venga ripagato dopo gli altri creditori.

Tuttavia, può capitare che l’investitore subisca delle perdite anche se la banca, pur avendo delle difficoltà finanziarie, non diventi realmente insolvente o, peggio, fallisca.

Obbligazioni subordinate: le tipologie

Se fino a poco tempo fa le tipologie di obbligazioni subordinate erano quattro, ossia Tier 1, Upper Tier 1, Lower Tier 2 e Tier 3, oggi si sono ridotte a soli due tipi:

  • Tier 1
  • Tier 2

Tuttavia, è utile spendere due parole sulla classificazione precedente, poiché potrebbero ancora essere presenti nel portafoglio di qualche investitore.

Tier 1

Sono le obbligazioni subordinate più rischiose poiché, nel caso di insolvenza da parte della banca, si rischia il 100% del capitale investito. Non solo, può accadere che l’emittente differisca (ossia sospenda) o cancelli una cedola in specifiche situazioni. Le Tier 1 non hanno scadenze finali e può essere che il capitale venga decurtato.

Upper Tier 2

Con le Tier 1, sono le obbligazioni subordinate più rischiose: anche in questo caso, se la banca è insolvente, si rischia il 100% del capitale investito e c’è il rischio che l’emittente possa differire (ma non cancellare) una cedola. Non è detto che sia fissata una scadenza finale, tuttavia non si rischia quasi mai di subire una decurtazione del capitale.

Lower Tier 2

Le Lower Tier 2 sono la tipologia più comune: hanno durata decennale e gli interessi sono sospesi solo se si manifesta una situazione d’ insolvenza. Nel caso in cui l’emittente debba essere liquidato, i lowet Tier 2 sono gli strumenti preferiti.

Possono essere a scadenza fissa o avere una clausola di rimborso anticipato (non prima del quinto anno di vita e cinque anni prima della scadenza finale).

Non tutte le banche però usano l’opzione di rimborso anticipato alla prima data consentita. In questo caso, non solo la cedola viene aumentata (clausola di step-up), ma  l’emittente viene anche penalizzato dalla propria banca centrale.

Come si diceva, è il bond meno complicato e rischioso tra i subordinati e, proprio per questo, non è facile distinguerlo da un’obbligazione senior.

Tier 3

I Tier 3 sono i bond subordinati meno rischiosi e, di conseguenza,  i meno remunerativi. Hanno scadenza breve, di solito dai 2 ai 4 anni.

Cosa sapere prima di investire nelle obbligazioni subordinate

Prima di investire il proprio denaro nei bond subordinati è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti, ossia:

  • complessità: nonostante la normativa abbia cercato di semplificarne la comprensione, spesso capire le caratteristiche tecniche di questi titoli non è semplice. Per riuscire a comprenderle a pieno sarebbe necessario avere chiare le logiche di funzionamento degli intermediari creditizi e delle banche centrali;
  • il rischio di credito è elevato: in caso di fallimento o di dissesto, la perdita che può subire l’investitore è sempre elevata e molto spesso tendente al 100% del capitale investito, in quanto vengono privilegiati gli altri creditori;
  • difficoltà di valutazione, soprattutto se la data di rimborso non è ben definita: diversi bond non hanno una vera scadenza, ma danno la possibilità di essere richiamate dall’emittente in determinate date (opzione “call”). L’assenza di scadenza fa sì che andare a stimare il rendimento dell’investimento sia difficile;
  • liquidità è scarsa: le obbligazioni possono essere difficili da acquistare e vendere a causa di un mercato di negoziazione poco efficiente;
  • difficile diversificazione: per controllare il rischio delle obbligazioni subordinate non è sufficiente avere un portafoglio diversificato.

In conclusione, i bond subordinati, pur essendo così rischiosi, garantiscono degli interessi ben più alti di quelli offerti da altri titoli a reddito fisso di uguale scadenza. Tuttavia sono degli strumenti finanziari da maneggiare con cura, da destinare solo a una minima parte del proprio patrimonio, proprio per non rischiare di perdere troppo denaro.

Sconsigliamo l’uso a risparmiatori medi e poco esperti di finanza.