Investimenti PAC: un all in al contrario
L’acronimo sta per Piano di Accumulo del Capitale. Una espressione, questa, che la dice lunga sul meccanismo. E’ facile intuire gli investimenti PAC cosa sono e come funzionano. Molto semplicemente, l’investitore, anziché investire tutto il suo capitale a disposizione, mette “a regime” poco denaro alla volta, fino a raggiungere, in un arco temporale più o meno ampio, una somma consistente. E’ la negazione del concetto di all in, un inno alla prudenza ma, secondo alcuni, anche alla paura.
Anche perché, in effetti, non esiste un investimento più accorto del PAC. Ovviamente tutto ciò ha ripercussioni serie sul rendimento. E’ intuitivo: se l’investitore raccoglie del capitale cospicuo solo dopo anni, rischia di perdere molte occasioni di guadagno. È questo il difetto più grande del PAC: se il mercato risponde in una certa maniera, ossia è in espansione, il rendimento è inferiore rispetto alla modalità di investimento classica, quella del tutto e subito.
Piano di Accumulo del Capitale: i vantaggi
Per capire gli investimenti PAC cosa sono e perché continuano a raccogliere così tanto successo, è necessario analizzarne i pregi, che comunque giocano un ruolo importante. Se ne segnalano principalmente due. In primo luogo, gli investimenti PAC rappresentano l’arma migliore per minimizzare i rischi. Se il mercato è turbolento, l’investitore mette al sicuro la parte di liquidità che non ha ancora messo a frutto.
Secondariamente, costituiscono una sorta di baluardo psicologico contro le azioni sconsiderate che taluni, nelle fasi più concitati, proprio in virtù del panico che emerge, tendono a compiere. Il meccanismo del “poco alla volta” disciplina gli investitori, impone loro un certo controllo e li tranquillizza.
Il perché del successo del Piano di Accumulo del Capitale
Va poi considerato un fatto: gli investimenti PAC rappresentano la scelta obbligata per la maggior parte degli investitori. Il cittadino comunque, che ha un reddito medio o medio-basse, non dispone di capitali bensì accantona piccole cifre alla volta, derivanti sostanzialmente dalla busta paga.
Solo una volta uscito dal lavoro, con la riscossione del TFR, può permettersi il classico “all in”. Questo è un altro pregio: si adattano perfettamente alla capacità di investimento della maggior parte delle persone.
Investimenti 2016: le scelte del mercato
In questo contesto, risulta dirimente, in termini di opportunità e rischi, la ricerca che Vanguar ha pubblicato nel 2015. Il risultato non è esaltante, anche perché relega gli investimenti PAC in una posizione di subalternità.
La ricerca rivela che, negli ultimi dieci anni, i PAC si sono dimostrati meno redditizi rispetto agli all in nel 67% di casi, a parità di asset e di prodotti finanziari utilizzati. Un risultato pessimo ma che, come già detto, è spesso frutto della mancanza di alternative.