I PIR, piani individuali di risparmio sono stati introdotti dall’ultima Legge di Bilancio e hanno l’obiettivo di diffondere e veicolare risorse verso le piccole e medie imprese italiane. Rivolti soprattutto ai piccoli investitori, si configurano come strumenti di medio e lungo termine.
PIR, cosa sono?
Già presenti all’estero, in nazioni come Gran Bretagna, Francia, USA ecc, i PIR sono degli strumenti dedicati ai piccoli investitori. Infatti sono riservati alle persone fisiche e non alle aziende o da altre persone giuridiche.
Proposti con l’ultima Legge di Bilancio, i PIR sono stati istituiti come forma di investimento a medio-lungo termine, per veicolare i risparmi verso le PMI, piccole e medie imprese italiane.
La gestione di questi prodotti è nelle mani di società di gestione del risparmio, SGR, tuttavia possono essere anche di natura assicurativa o amministrativa.
Ogni PIR dev’essere mantenuto per almeno 5 anni e non può superare i 30.000€ di investimento. Di conseguenza, un singolo investitore non può superare i 150.000€ (30.000€ per 5 anni) di investimento in piani individuali di risparmio, tuttavia può godere di un abbattimento fiscale. Non pagherà infatti le tasse su donazioni, successioni capital gain ecc.
Come investire in un PIR
L’investitore che decide di investire tramite un piano individuale di risparmio può scegliere tra diversi strumenti finanziari, quali:
- azioni
- obbligazioni
- quote di fondi di investimento
- conti deposito
- conti correnti bancari ecc.
Il vincolo di diversificazione e di concentrazione
Tuttavia il PIR presenta un paio di vincoli, ossia è necessario dividere il proprio investimento in queste percentuali:
- 70% rivolto a strumenti finanziari emessi da imprese italiane: il primo 30% deve essere investito in strumenti emessi da aziende diverse rispetto a quelle inserite nel FTSE Mib. Quindi vanno rivolti a PMI, come ad esempio quelle quotate nei segmenti MidCap, cioè il paniere dei titoli a media capitalizzazione o Star, il segmento delle società ad alti requisiti. Inoltre non più del 10% del portafoglio può essere investito in strumenti emessi dallo stesso emittente;
- 30% destinato ad altri strumenti finanziari.
Di conseguenza il vincolo di diversificazione prevede appunto di variare le tipologie di aziende italiane e gli strumenti in cui si vuole investire, mentre il vincolo di concentrazione impone che si possa destinare solo una certa somma di denaro allo stesso emittente.
Cosa sono le PMI?
Visto che i PIR sono stati introdotti per incentivare i risparmi degli investitori verso una specifica tipologia di aziende, ossia le PMI è necessario fare una piccola parentesi e chiarire che cosa si intende per PMI.
L’acronimo sta per Piccola e Media Impresa, e include le aziende che hanno specifici criteri quali:
- micro impresa: meno di 10 dipendenti, con un fatturato inferiore o uguale 2 milioni di euro oppure con un totale di bilancio inferiore o uguale a 2 milioni di euro;
- piccola impresa: meno di 50 dipendenti, con un fatturato inferiore o uguale 50 milioni di euro oppure con un totale di bilancio inferiore o uguale a 10 milioni di euro;
- media impresa: meno di 200 dipendenti, con un fatturato inferiore o uguale 250 milioni di euro oppure con un totale di bilancio inferiore o uguale a 43 milioni di euro.
Quali strumenti possono essere quotati dai PIR?
Si diceva che il 30% del 70% del denaro deve essere investito in strumenti emessi da aziende diverse rispetto a quelle inserite nel FTSE Mib. Tra queste emergono:
- i MidCap, cioè il paniere che include i titoli a media capitalizzazione. E’ composto da ben 60 delle più grandi società di Piazza Affari. La composizione del paniere varie ogni trimestre;
- lo Star, il segmento delle società ad alti requisiti, include le società con capitale tra i 40 milioni di euro e il miliardo. Tali aziende si impegnano a rispettare il criterio di trasparenza, vocazione comunicativa e alta liquidità;
- l’AIM, Atlernative Investment Market, è un mercato gestito dalla Borsa Italiana e si rivolge nello specifico alle PMI italiane con un potenziale di crescita elevato. Da’ la possibilità alle imprese di accedere a un mercato finanziario in cui operano dei soggetti selezionati e interessati alle piccole imprese.
Quanto dura un investimento PIR?
I piani di investimento individuale non hanno una durata massima, hanno però una durata minima fissata a 5 anni. Se si rispetta tale limite, l’investimento è di medio periodo. Inoltre ogni PIR non può superare i 30.000€ di investimento.
Nel caso in cui il denaro venga riscosso prima dello scadere dei 5 anni il risparmiatore dovrà versare la tassazione del 26% su ciò che ha guadagnato.
La tassazione sulle rendite nei PIR
Dal 2014 la tassazione sui piani di investimento individuali è salita al 26%, aliquota che si applica anche sui rendimenti di conti correnti, conti deposito e depositi postali. Tuttavia la tassazione sulle rendita è eliminata nel caso in cui i soldi vengano tenuti per più di 5 anni.
Quanto costa sottoscrivere un PIR?
Nel momento in cui si decide di acquistare un PIR vi sono due vie da percorrere:
- acquistare un prodotto già confezionato da una società: in questo caso è necessario verificare i costi del prodotto applicati dalla società che li propone. Infatti potrebbero essere previste delle spese di sottoscrizione, gestione o di performance. Di conseguenza, sarebbe preferibile confrontare il vantaggio fiscale con i costi da sostenere. Ad esempio, tra i primi prodotti proposti sul mercato dalle SGR, si trovano dei fondi che possono arrivare fino al 4% di commissioni di gestioni annue;
- farsi da solo il PIR, così facendo il risparmiatore potrebbe godere di tutti i benefici previsti dalla legge, quali l’esenzione dell’imposta se il piano viene conservato per almeno 5 anni, l’assenza di costi di sottoscrizione e di gestione ecc. Infatti è possibile aprirsi un conto direttamente presso un proprio deposito di titoli. Tuttavia, è una via un po’ complicata da percorrere in diverse banche, poco ricettive sul tema.