Cos’è la monetizzazione del debito? Come funziona in termini tecnici? Esistono Paesi che allo stato attuale delle cose adottano la suddetta pratica? Proviamo a fare chiarezza.
A dedicare un approfondimento su questo tema ci ha pensato la Federal Reserve di Saint Louis che definisce di tre tipologie le passività di un governo:
- debito del Tesoro;
- riserve delle Banche Centrali;
- moneta.
La prima è l’unica che non rientra nella categoria “denaro”
La monetizzazione del debito non è l’altro che l’atto di conversione del debito in denaro. Nel momento in cui si fa ricorso alle riserve delle Banche Centrali e alla moneta con l’intento di finanziare il debito del Tesoro si attua il processo di monetizzazione del debito. In questo modo, si registra l’intreccio tra la politica monetaria con quella fiscale.
Esempi storici di monetizzazione del debito
La storia è piena di esempi a tema. Il più celebre ha avuto per protagonista gli Stati Uniti d’America dopo il Secondo Conflitto Mondiale. Un’improvvisa inflazione contribuì alla cancellazione di oltre il 50% del debito a tasso fisso.
Nella stessa categoria, rientra la Germania del Dopoguerra. Ironia della sorte, tra le nazioni che non richiesero l’intero pagamento del debito, oltre all’Italia di Alcide De Gasperi, vi era anche la Grecia. Con ogni probabilità, senza lo “sconto” in oggetto, la Germania avrebbe impiegato molto più tempo per riprendersi e il miracolo economico sarebbe stato soltanto un miraggio.
L’alleggerimento quantitativo rientra tra le politiche di monetizzazione del debito?
In termini tecnici, la risposta è negativa. Ma procediamo con ordine. Il processo di Quantitative Easing verte su 4 fasi:
- sul mercato si registra l’emissione di nuova moneta da parte della Banca Centrale;
- quest’operazione è incentrata sull’acquisto di titoli di stato che rappresentano a tutti gli effetti debito circolante e non debito creato ex novo;
- a fronte dell’aumento dei prezzi dei titoli, si registra la riduzione del loro rendimento;
- qualora il rendimento dei titoli pubblici fosse collegato a quello dei tassi d’interesse bancari, ci sarebbe l’abbattimento degli interessi. Nel medio periodo, si verificherebbe una diminuzione dei debiti non solo nei confronti delle banche ma anche dei mutui.
Perché quindi, il Quantitative Easing non è considerabile come monetizzazione del debito? Perché, in quanto forma di sostegno, la politica non convenzionale in oggetto ricorda molto da vicino quella di un prestito finalizzato, il cui sostegno è temporaneo. Per parlare di monetizzazione del debito, l’effetto deve essere permanente. Sotto certi aspetti, la monetizzazione del debito può essere catalogata come la quota di titoli pubblici non ricollocabili, in possesso delle Banche Centrali e messi a bilancio.
Quali Paesi adottano la pratica in questione?
Giappone e Inghilterra
Il “Paese del Sol Levante” ha nell’alleggerimento quantitativo posto in essere dalla Bank of Japan uno dei tratti distintivi della sua politica monetaria. Non vi sono limiti quantitativi, dato che per un intervallo di tempo a medio termine, quale un decennio, il livello dei tassi resta costante e pari a 0. La Bank of Japan va a monetizzare il deficit mediante l’acquisto di titoli senza limiti e sul mercato secondario per un valore corrispondente al 6% del PIL, (quanto il deficit annuo). Non essendoci più confini marcati tra la politica fiscale e quella monetaria, la Bank of Japan controlla in questo modo il tasso di interesse.
Per quanto riguarda l’Inghilterra, la Banca Centrale, per via di una clausola overdraft da parte della Bank of England, cede in anticipo i soldi al Tesoro per acquistare titoli.
Conclusioni: un nuovo metodo di monetizzazione del debito
Spendere all’origine, ma senza produrre debito è un sistema di monetizzazione. Come funziona? A venire monetizzati sono solo una parte dei deficit pubblici che hanno come scopo principale quello di finanziare un programma di investimenti pubblici, ma senza andare a creare ulteriore debito. Premettendo che la politica in questo caso giocherebbe un ruolo essenziale, in quanto sarebbe necessario che la componente indirizzata agli investimenti non venisse integrata all’interno del calcolo del debito, il metodo in questione potrebbe essere messo in pratica solo fino a quando producesse inflazione.